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Lettere dall'Iran

in onda Mercoledì 4 luglio 2012 alle 23.45

Che cosa è stata la primavera iraniana del 2009, finita con l’elezione farsa di Ahmadinejad?

Lo sappiamo solo da poche immagini sporche che sono arrivate in Europa tramite telefonini e internet.

Ma non sappiamo quasi niente delle storie delle speranze e dei sogni dei giovani contestatori che volevano più democrazia. Di un’intera generazione zittita e terrorizzata dai guardiani della rivoluzione, che controllano capillarmente tutta la società iraniana, dall’università alle donne che passeggiano per strada.

Immagini sporche e disperate, di pestaggi e omicidi, di violenza e prevaricazione, di democrazia violata e tradita, immagini deboli, pixelate, sfocate, ma preziose, perché con la  loro scarsa qualità evocano la bruttezza di una società soffocante, basata sull’esercizio violento del potere, immagini che ci ricordano che la sconfitta dei giovani e delle donne iraniane è la sconfitta di tutti noi.

Immagini riprese da piccoli eroi che come in Siria e come in tutte le altre primavere arabe non esitano a rischiare la vita per farci sapere cosa succede, che ci chiedono di fare qualcosa, perché difendere la libertà è un dovere di tutti.

Immagini che vengono confermate dagli atroci racconti dei dissidenti in esilio, delle madri che piangono i figli morti nelle manifestazioni, che raccontano che ormai in Iran si parlano due lingue, una lingua libera per parlare fra noi e una finta da parlare in pubblico, una lingua imbevuta di triste prudenza.

Immagini che sono diventate il simbolo di una rivoluzione disperata, come quelle dell’omicidio di Neda, immagini che anche se sono a colori, nei ricordi e nelle emozioni rimangono in bianco e nero.

Immagini che escono come lettere d’amore segrete e disperate, lettere d’amore per la libertà, lettere dall’Iran.

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